Selezioni

A delegation of Italian parliamentarians led by the President of Foreign Affairs Committee Vito Petrocelli visited the Galileo Galilei Italian Institute (GGII) at the University of Chongqing, China. Alberto Di Minin, Professor of Management at Sant’Anna School and the Director of GGII Galileo Galilei Institute together with Anna Facchinetti, Executive Director of the GGII and Alessandro Zadro, Program Manager at GGII, gave an overview of Sant’anna School- Chongqing University partnership explaining their strong and strategic cooperation for science, technology and innovation.

The Sant’anna School - Chongqing University "Sino-Italian Innovation Base-Camp" project was officially launched in 2017 by Consul General of Italy and Chongqing authorities. The project outlined a commitment for both higher education institutions to take science and innovation partnership to a new level. Sant’Anna School and Chongqing University have a strong foundation of existing collaboration, including five Italian universities that over the past decade have continuously expanded the scope of the cooperation.

Liu Hanlong, Vice President of Chongqing University, identified science and technology as the primary engine of development and emphasized the role of universities in the innovation process for a sustainable economy. Liu has prioritised the Sant’anna School - Chongqing University cooperation to jointly tackle global challenges and drive scientific research. Chinese academics Xu Jun, Xiang Hong, Wang Xiaoming, Ye Zhiyi and Tian Ni participated in the meeting focused on joint projects and priority areas for collaboration in a variety of research fields, including engineering, life sciences, and environmental technologies.

Professor Alberto Di Minin, said: "As China enters into a new era, our Galilei Institute will increase multilateral cooperation on science and innovation to achieve academic benefit and build a social community of shared values. Our parliamentarians recognized Sant’Anna School and Italian universities commitment to ensuring technology and science remain at the core of the “Made in Italy” production to boost Italy towards the leadership of fourth industrial revolution”.

The delegation of Italian parliamentarians included Primo Di Nicola, Gianluca Ferrara, Tony Iwobi, Ettore Licheri, Barbara Masini, Gennaro Migliore, Michela Montevecchi, Vito Petrocelli, Gabriele Toccafondi, and Manuel Vescovi.

La superficie destinata alla coltivazione del girasole aumenta in Europa e nel resto del mondo, rendendo necessario un adeguato numero di impollinatori, allevati (come le api mellifere) o naturali. Purtroppo però la frammentazione degli habitat e l'inquinamento ambientale, spesso legati all’agricoltura, riducono abbondanza e diversità degli impollinatori, rendendo problematica l’impollinazione delle colture. Per risolvere questo problema, l’industria sementiera lavora per ottenere varietà con un alto grado di auto-fertilità, indipendentemente dall’abbondanza degli impollinatori. Parallelamente gli agroecologi si focalizzano sull'ottimizzazione dei servizi agro-ecosistemici forniti dagli impollinatori: è infatti fondamentale lo studio e la gestione della continuità di risorse floreali presenti sul territorio per sostenere gli impollinatori naturali e allevati. Per questo motivo lo studio, realizzato all’interno del progetto Europeo Horizon2020 QuESSA (Quantification of Ecological Services for Sustainable Agriculture), condotto dai ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna afferenti al Gruppo di Agroecologia, ha incluso una caratterizzazione degli habitat semi-naturali circostanti i campi di girasole.

Lo studio svolto dai ricercatori, Agustin Miquel Bartual, Gionata Bocci e Simone Marini, coordinati dalla ricercatrice Anna Camilla Moonen, ha definito il contributo all’allegagione del girasole nella Piana di Pisa (ovvero alla percentuale di acheni, volgarmente detti semi, impollinati con successo formando il seme) dato dagli impollinatori e indirettamente dagli habitat attorno ai campi coltivati.

Tra il 2014 e 2015, sono stati presi in esame 25 campi di girasole di aziende della campagna pisana in situazioni agronomiche reali, senza che le decisioni degli agricoltori venissero influenzate dai ricercatori. Si è così visto che tutte le varietà utilizzate avevano un buon incremento di allegagione e contenuto di olio se impollinate, anche quelle più auto-fertili. Inoltre. le varietà meno autofertili, se impollinate a dovere, hanno mostrato rese leggermente migliori. La qualità dell’olio è risultata però determinata geneticamente e non influenzata dall’impollinazione. L’impollinatore più comune, con oltre il 95% di visite, è stata l’ape del miele (Apis mellifera), ampiamente allevata nella zona per la produzione di miele, anche miele di girasole.

Dallo studio emerge che l'attuale livello di impollinazione non desta troppa preoccupazione, ma affidarsi ad una sola specie può essere rischioso. Inoltre, indirettamente gli ambienti semi-naturali attorno ai campi influenzano la produzione del girasole, rendendo quindi fondamentale la programmazione territoriale. Tale programmazione, secondo i ricercatori, è utile per ottimizzare i benefici di questi habitat su api e colture ed aumentare la presenza degli impollinatori selvatici per assicurare l'impollinazione anche senza api del miele.

I risultati dello studio sono stati pubblicati su PLOS ONE.

Foto di Agustin Miquel Bartual