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    • Toscolata, la cioccolata con la Toscana nel cuore: inizia la "sperimentazione" per valutarne i benefici sul sistema cardiovascolare

      Il primo assaggio di Toscolata, la cioccolata con i prodotti toscani nel cuore, risultato dell’omonimo progetto coordinato dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Cnr, con la partecipazione dell’Università di Siena, dell’Università di Pisa, dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, è coinciso con l’annuncio del prossimo inizio – previsto entro maggio 2015 - della sperimentazione clinica, per valutare gli effetti benefici sul sistema cardiovascolare di 30 volontari, fra i 30 e i 65 anni. Il progetto Toscolata è stato finanziato dalla Regione Toscana e ha ricevuto il patrocinio dei Comuni Montani del Casentino, della Società di Ortoflorofrutticultura Italiana (Soi), della Provincia di Siena, del vivaio forestale “Il Campino”.

      L’annuncio del “reclutamento” per questa “dolce” e “appetitosa” sperimentazione è arrivato durante la giornata di presentazione, ospitata proprio dalla Scuola Superiore Sant’Anna, dove il partner di progetto e produttore della Toscolata, l’azienda Vestri di Arezzo, ha riproposto elementi tipici di una cioccolateria in cui le tavolette si producono in maniera artigianale. Alla Scuola Superiore Sant'Anna sono stati presentanti gli ingredienti principali della Toscolata, tutti di origine toscana e provenienti da agricoltura biologica. La presentazione è culminata nell’assaggio della Toscolata, nella cui ricetta figurano la mela “Panaia rossa” e l’olio extravergine di oliva toscano e nella valutazione, attraverso una scheda di assaggio semplificata.

      All’iniziativa hanno partecipato Marco Masi e Enrico Mario Pe’, rispettivamente coordinatore dell’area educazione, istruzione, università e ricerca della Regione Toscana e direttore dell’Istituto di Scienze della Vita.

      Claudio Cantini, coordinatore del progetto Toscolata, ne ha presentato obiettivi e risultati. Luca Sebastiani, dell’Istituto di Scienze della Vita, si è soffermato sulle proprietà organolettiche e sui composti nutraceutici presenti nelle mele e nell’olio di oliva prodotto con varietà toscane. Per le mele, in questa prima fase lo studio ha preso in esame le antiche varietà del Casentino, come la “Panaia” rossa, la “Ruggina”, la “Mora” e la “Nesta”. Tra queste, la “Panaia” rossa è risultata particolarmente ricca in composti polifenolici (ricchi di sostanze antiossidanti, che possono contribuire a “rallentare l’invecchiamento”) e quindi è stata scelta per arricchire il cioccolato da utilizzare nella sperimentazione clinica. Per l’olio la scelta è ricaduta su un olio di più varietà di olive, derivato da “Frantoio”, “Leccino”, “Moraiolo”, ricco in biofenoli, sostanze antiossidanti. Patrizia Salusti, del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena, ha presentato le procedure di preparazione di un cioccolato di alta qualità, com’è appunto la Toscolata, evidenziando le problematiche connesse alla tracciabilità degli ingredienti e del prodotto finito.

      Rossella Di Stefano del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica Molecolare e dell’area critica dell’Università di Pisa ha fornito indicazioni sul progetto clinico correlato alla Toscolata, con riferimento al paziente “ideale” e agli effetti salutistici attesi sulle cellule coinvolte nella riparazione del sistema cardiovascolare. Per la sperimentazione clinica, saranno arruolati 30 volontari, fra 35 e 65 anni, portatori di almeno tre fattori di rischio cardiovascolare come fumo, dislipidemia (colesterolo alto), familiarità per malattie cardiovascolari, sovrappeso, ipertensione (pressione alta). I partecipanti alla studio saranno chiamati ad assumere 40 grammi di Toscolata ogni giorno, seguendo un protocollo sperimentale che alterna la Toscolata con olio extravergine e la Toscolata con mela “Panaia” rossa. All’inizio e al termine di ogni assunzione saranno eseguiti prelievi per dosare il numero di cellule ematiche circolanti, note per essere diminuite nei pazienti che presentano fattori di rischio cardiovascolare e importanti per evitare la progressione del danno che porta alla formazione della placca aterosclerotica, responsabile di infarto, ictus, ischemie periferiche. Il risultato atteso è che il numero di queste cellule possa aumentare dopo l’assunzione di Toscolata. A queste analisi saranno associate quelle dei metaboliti, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, per ottenere un profilo dei metaboliti esogeni (derivanti dall’assunzione di Toscolata) ed endogeni, coinvolti nella definizione del rischio cardiovascolare.

      Per candidarsi come volontario alla fase clinica del progetto Toscolata è possibile scrivere ai seguenti indirizzi r.distefano@ao-pisa.toscana.it oppure francesca.felice77@hotmail.it.

      Data pubblicazione
      Fri, 03/20/2015 - 19:15
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    • Robotica, con il 2011 iniziano le lezioni dalle elementari alle superiori

      Con il patto di “comunità educante” la robotica arriva nelle scuole elementari, medie e superiori della Valdera, in provincia di Pisa. Grazie all’accordo sottoscritto a Pontedera (Pisa) tra Scuola Superiore Sant'Anna, Pont-Tech, Unione dei Comuni della Valdera, Provincia di Pisa, “Costellazioni” (rete di istituti scolastici) e Regione Toscana rappresentata dalla Vice Presidente Stella Targetti, i ricercatori del Polo Sant’Anna Valdera, dove hanno sede i laboratori di robotica ARTS e CRIM ai vertici internazionali, porteranno in classe Pleo, I-Do, Nao. Nomi, questi, che adesso suonano astrusi ma dietro ai quali si celano alcuni robot che saranno usati durante le lezioni e le esercitazioni pratiche. Con numerosi Amministratori locali, il 25 novembre hanno preso parte alla giornata di studi ospitata dal Centro “Sete sòis, sete luas” il Direttore della Scuola Superiore Sant'Anna, Maria Chiara Carrozza e il Direttore del Polo Sant’Anna Valdera, Paolo Dario.

      L’arrivo dal 2011 nella robotica delle scuole della Valdera fa parte di un progetto più ampio, il patto di “comunità educante”, dedicato alla valorizzazione dell’istituzione scolastica come elemento centrale dello sviluppo economico e sociale, proponendo un rinnovato impegno di collaborazione fra università, strutture di ricerca, enti locali e istituzioni scolastiche, con particolare riferimento al settore dei saperi scientifici e dell’innovazione tecnologica. Questo protocollo vuole realizzare un sistema formativo e scolastico capace di costruire conoscenze e creare competenze, attraverso un’offerta di saperi strutturata secondo criteri di qualità e accessibilità, mettendo in sinergia la rete di scuole della Valdera “Costellazioni” con il sistema delle imprese e le strutture di formazione universitaria e di ricerca e, più in generale, con tutte le competenze e i saperi disponibili in Valdera.

      Uno degli strumenti più significativi con cui il patto di “comunità educante” si impegna nella educazione dei giovani è il “laboratorio didattico territoriale”, grazie al quale anche la robotica arriverà in classe. Il laboratorio valorizza le risorse esistenti e “mette in rete” quanto viene già svolto nell’attività scolastica e nei programmi di educazione scientifica, ambientale, alimentare, alla salute, sostenuti dai Comuni e dalle aziende di pubblici servizi, anche attraverso l’impegno delle associazioni impegnate sulle tematiche ambientali e culturali.

      Il laboratorio opererà come articolazione del Cred (Centro per la Ricerca Educativa e Didattica), a partire dalle esperienze avviate nel campo delle discipline scientifico-sperimentali e in quelle della matematica. In tale contesto si inserisce l’avvio pilota del primo laboratorio didattico sulla robotica, incentrato sulla contaminazione tra culture umanistiche e scientifiche, attraverso il sapere che deriva dall’integrazione tra il mondo della ricerca e quello scolastico.

      Visualizza la galleria di immagini sui robot che saranno utilizzati durante il laboratorio didattico sulla robotica.

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      Data pubblicazione
      Thu, 11/25/2010 - 15:19
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    • Debutto Usa per il primo Master al mondo che formerà osservatori elettorali per garantire il rispetto delle regole democratiche

      Il primo Master universitario al mondo per formare osservatori che garantiranno correttezza, rispetto e promozione delle regole democratiche durante le elezioni con particolare riferimento ai paesi e alle zone di crisi – promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna – si presenta negli Stati Uniti, presso l’Ambasciata italiana di Washington, durante una cerimonia in programma giovedì 18 settembre, a cui parteciperanno anche il responsabile scientifico Andrea de Guttry, ordinario di diritto internazionale e direttore del Master insieme al collega Jeff Fischer, e Claudio Bisogniero, ambasciatore italiano negli “States”.

      La prima edizione del Master in electoral policy and administration (Mepa) prenderà il via con l’anno accademico 2014/2015, grazie anche al supporto di “International IDEA”, organizzazione internazionale che promuove procedure elettorali trasparenti in aree di crisi. L’interesse che ha suscitato il master è già molto forte: il corso è pensato per chi vuole approfondire lo studio dei sistemi elettorali, con un impegno a tempo pieno. Gli obiettivi principali del programma didattico sono fornire un’ulteriore esperienza, pratica e teorica, a coloro che già lavorano come responsabili elettorali o a coloro che intendono avviare una “carriera” in questo settore; colmare il divario formativo per un mercato del lavoro in continua espansione per l’amministrazione elettorale, formare un numero maggiore di donne, tanto che il 50 per cento dei posti disponibili sono loro riservati.

      Nell’annunciare la presentazione di Washington, Andrea de Guttry sottolinea che “vedrà un’ampia partecipazione da parte di organizzazioni internazionali, istituti bancari e finanziari e ambasciate estere, che hanno dimostrato un forte interesse a investire nel programma e a contribuire alla promozione della democrazia attraverso elezioni trasparenti”.
      Ulteriori informazioni sul Master in electoral policy and administration sono disponibili a questo link.

       

      Data pubblicazione
      Tue, 09/16/2014 - 09:30
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    • Cyberlegs: nuovi sistemi robotici leggeri e indossabili fanno tornare a camminare gli amputati di arti inferiori

      Nuovi sistemi robotici, leggeri e indossabili, restituiscono la possibilità di una camminata più efficiente e con minore sforzo fisico a persone che hanno subìto l’amputazione degli arti inferiori, al di sopra del ginocchio, riducendo il rischio di cadute e imprimendo ai movimenti la regolarità di una falcata ritmica e sicura, in questo caso ottenuta sia grazie a una nuova protesi robotica sia a un innovativo tutore robotico.

      Tornare a muoversi camminando in autonomia sarà possibile grazie al progetto europeo triennale Cyberlegs (acronimo di ”The CYBERnetic LowEr-Limb CoGnitive Ortho-prosthesis”) appena concluso e finanziato dalla Commissione Europea con 2.5 milioni di euro suddivisi tra 5 istituzioni riunite in consorzio, nell’ambito del “Settimo Programma Quadro”, con il coordinamento dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.

      I risultati ottenuti da Cyberlegs saranno illustrati nel meeting conclusivo con i rappresentanti della Commissione Europea e con i revisori tecnici, in programma il 17 marzo alla Fondazione Don Carlo Gnocchi a Firenze, dove si sono svolti anche i test che, da agosto 2014, hanno coinvolto 11 volontari a cui erano stato amputato uno degli arti inferiori. Cyberlegs è stato coordinato dal ricercatore Nicola Vitiello e, sempre dall’Istituto di BioRobotica, hanno fornito importanti contributi il docente Silvestro Micera e il ricercatore Vito Monaco; al consorzio hanno aderito come partner docenti universitari da tutta Europa in rappresentanza di importanti istituzioni, come Renaud Ronsse (Université Catholique de Louvain, Louvain la Neuve, Belgio); Dirk Lefeber e Romain Meeusen (Vrije Universiteit Brussel, Brussel, Belgio); Marko Munih e Roman Kamnik (Univerza v Ljubljani, Ljubljani, Slovenia); il cardiologo Raffaele Molino-Lova (Fondazione Don Carlo Gnocchi, Firenze).

      La perdita di un arto inferiore è considerata una condizione invalidante che può compromettere lo stato di salute, diminuire in misura significativa il benessere psicofisico e può verificarsi come la conseguenza di una forma di diabete (quello di tipo mellito), di patologie del sistema vascolare periferico, di traumi, di tumori.
      Le malattie del sistema vascolare periferico sono la principale causa di amputazione agli arti inferiori (sono definite “amputazioni vascolari”) e, in totale, circa l’80 per cento delle amputazioni rientra in quelle di “tipo vascolare”. Fra tutte le possibili amputazioni, quelle transfemorali (al di sopra del ginocchio) risultano particolarmente invalidanti. Gli amputati transfemorali devono sostenere uno sforzo fisico e cognitivo più intenso e anche il loro cammino, qualora sia amputato anche un solo arto, appare meno stabile. In Europa gli amputati transfemorali sono stimati in circa 30 mila ogni anno.
      In questo contesto si è sviluppato il progetto Cyberlegs che ha raggiunto l’obiettivo di testare in via preliminare nuove tecnologie robotiche indossabili per aiutare gli amputati transfemorali a recuperare un cammino più naturale ed efficiente, sviluppando applicazioni che hanno già dimostrato la loro funzionalità nelle settimane di test pre-clinici condotti a Firenze.

      Il sistema “Active Pelvis Orthosis”, lo “zainetto” che agevola il movimento. Il progetto ha messo a punto un’ortesi bilaterale di bacino (un sofisticato tutore), robotizzata e capace di assistere il movimento che permette di flettere e di estendere l’anca. Il dispositivo, che appare contenuto in una sorta di zainetto, è stato progettato per essere ergonomico e quindi adattarsi alla schiena senza alterarne la postura. In virtù di un meccanismo che segue la naturale biomeccanica dell’anca la coppia che permette il movimento risulta sempre allineata con l’asse che garantisce la sua estensione e la sua flessione. Questo dispositivo agisce attraverso batterie, presenta un’autonomia di tre ore e permette agli amputati di camminare tanto all’interno quanto all’esterno.
      Utilizzando schemi di controllo bio-ispirati, basati su quelle che vengono definite “primitive motorie”, e usando attuatori (sistemi di movimento), il dispositivo non pone ostacoli alla capacità e all’intenzione motoria della persona amputata che lo indossa e che riceve un’assistenza motoria gentile e naturale, se e quando è necessario.
      “A ogni passo l’ortesi robotizzata – commenta Nicola Vitiello – fornisce all’amputato un surplus di energia e permette in questo modo di ripristinare un cammino più fisiologico. Durante il progetto questo dispositivo è stato testato con successo da sette amputati, che hanno potuto interagire con il dispositivo in maniera intuitiva e, al tempo stesso, sperimentando un cammino più fisiologico”.

      La protesi transfemorale robotica, il sistema di sensori indossabili, la scarpa “intelligente” per camminare di nuovo. La nuova protesi transfemorale motorizzata permette di camminare, di sedersi, di salire o di scendere le scale, dimenticando la sedia a rotelle. In virtù dell’utilizzo di elementi elastici passivi, uniti ad attuatori elettromagnetici che permettono il movimento sia per il giunto del ginocchio sia della caviglia, la protesi permette alla persona amputata di riprendere un cammino più fisiologico ed efficiente dal punto di vista energetico. Da una parte, i motori possono fornire energia durante la fase di appoggio, dall’altra parte gli elementi elastici passivi possono assorbire l’impatto con il terreno, garantendo la naturale flessione del ginocchio durante la fase del carico. In aggiunta, i motori forniscono assistenza nel passaggio dalla postura seduta a quella eretta e viceversa.

      L’interfaccia con la protesi è ottenuta attraverso sensori che possono essere indossati, costituiti da scarpe “intelligenti”, equipaggiate con sensori di pressione ed una rete di sette sensori inerziali, solidali con ciascuno dei sei principali segmenti anatomici degli arti inferiori e con il tronco. Grazie ai dati forniti da questi sensori, un sistema di controllo intelligente può riconoscere il movimento desiderato dalla persona amputata e tradurre tale intenzione in comandi di movimento che si trasmettono ai motori della protesi. Nel corso del progetto sei amputati transfemorali hanno provato la protesi con successo, svolgendo compiti motori quali camminare, sedersi, alzarsi, salire le scale.
      Tutti gli amputati hanno interagito bene con la protesi. I risultati hanno confermato l’efficacia e la fattibilità di utilizzare una rete di sensori indossabili come interfaccia non invasiva tra uomo e macchina, per comandare una protesi d’arto inferiore robotizzata.

      Protesi e ortesi (tutore) uniti per garantire il cammino in sicurezza. Un’altra frontiera esplorata con successo si è concretizzata nell’unione tra protesi transfemorale con l’ortesi (tutore) attiva di bacino. Il dispositivo è stato definito dai ricercatori “orto-protesi”. L’idea ha avuto origine dalla considerazione secondo la quale, in futuro, gli amputati potrebbero beneficiare di una protesi unita a un’ortesi (tutore). Mentre la protesi sostituisce l’arto mancante, l’ortesi può compensare le inefficienze del cammino derivanti dal fatto che la protesi, sebbene avanzata, non è in grado di restituire un cammino efficiente come quello naturale. L’idea è stata testata in via preliminare coinvolgendo quattro amputati e tutti sono stati in grado di muoversi con questo sistema.
      “Tuttavia – sottolinea Nicola Vitiello - i risultati suggeriscono una ulteriore ingegnerizzazione del sistema per ridurne ancora gli ingombri ed il peso, migliorando così il comfort per la persona amputata”

      Cadute, rischio diminuito. Cyberlegs ha affrontato altre due sfide scientifiche. La prima riguardava la creazione di un collegamento bidirezionale con la protesi. Il progetto ha sviluppato un sistema miniaturizzato che la persona può indossare e attraverso i quali ricevere una sorta di ritmo, che gli permette di riprendere e di mantenere un cammino più simmetrico. La seconda sfida era dedicata al rischio di cadute. Il progetto ha messo a punto strategie per riconoscere in tempo reale un possibile scivolamento. L’idea, che sarà sviluppata in un’ottica di lungo periodo, è che il sistema robotico possa fornire un’assistenza che mitighi il rischio di caduta, dopo aver riconosciuto in tempo reale l’inizio dello scivolamento.

      Le nuove sfide. Con i risultati ottenuti, Cyberlegs ha aperto la strada verso una nuova generazione di sistemi robotici protesici e ortesici. Nel fututo, le tecnologie derivate dal progetto saranno ancora ingegnerizzate e validate nella pratica clinica, in maniera sistematica. “Nel lungo periodo – conclude Nicola Vitiello - è possibile immaginare che queste tecnologie saranno adottate in maniera progressiva e che il loro impatto sulla società sarà tangibile. Le persone amputate potranno contare su una nuova generazione di sistemi robotici leggeri per ottenere una più alta mobilità, unita a una migliore qualità della vita”.

      Data pubblicazione
      Mon, 03/16/2015 - 14:45
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    • Serena Giusti (Istituto Dirpolis) a Bologna per parlare di politiche europee e Paesi del gruppo di Visegrad

      Nell’ambito del “The Visegrad Chair at the University of Bologna”, Serena Giusti (Istituto Dirpolis) il 13 maggio terrà la lecture "European Neighbourhood Policy and the Visegrad 4". Prenderà in considerazione la posizione dei paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) rispetto alle politiche che l’Unione Europea ha concepito verso il vicinato orientale. Le continuità e le differenze fra la Politica Europea di Vicinato ed il Partenariato orientale saranno evidenziate e discusse. Si analizzeranno i limiti del Partenariato Orientale e le nuove sfide alla luce anche della crisi ucraina.

      Il programma completo è disponibile a questo link.

      Data pubblicazione
      Thu, 05/07/2015 - 00:00
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    • Corso di alta formazione su "Diritto dell’Arte e dei Beni Culturali" (livello avanzato): prorogata la scadenza per le iscrizioni fino al 22 aprile

      Sono ancora aperte le iscrizioni al nuovo corso di alta formazione della Scuola Superiore Sant’Anna avente come tema il Diritto dell’arte e dei beni culturali (livello avanzato). La scadenza è stata prorogata al 22 aprile 2015.

      Il Corso Avanzato di Diritto dell’Arte e dei Beni Culturali (7-9 Maggio 2015), della durata di 17 ore, si configura come un corso di approfondimento per esperti del settore (principalmente giuristi), interessati ad approfondire le suddette tematiche e nel contempo a condividere un momento di confronto con altri professionisti dell’ambiente.
      Agli avvocati che avranno frequentato il 100% delle lezioni saranno riconosciuti n. 17 Crediti Formativi dall’Ordine degli Avvocati di Pisa.
      Maggiori informazioni sono disponibili al seguente link: www.sssup.it/dirittoarte2015/avanzato

      Non è prevista una selezione specifica. Qualora il numero delle domande pervenute fosse superiore alla disponibilità dei posti si adotterà il criterio di priorità cronologica d’iscrizione, fatti salvi i requisiti minimi presenti nel bando.

      Data pubblicazione
      Wed, 04/01/2015 - 14:22
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