Affrontare la crisi: al convegno dell'Associazione Allievi del Sant'Anna l'analisi e le possibili risposte
Una crisi tutta ancora da superare quella che ha colpito il sistema globale nei mesi scorsi. È la posizione largamente condivisa dai relatori chiamati il 18 maggio, in occasione del Convegno dell’Associazione Allievi, a riflettere sul rapporto tra crisi e ruolo dello Stato. È la nuova iniziativa di questo genere organizzata dagli allievi, coerente al percorso formativo offerto dalla Scuola.
Le personalità che sono intervenute alla tavola rotonda, guidata dal giornalista Marco Panara, curatore di Affari & Finanza di Repubblica, hanno passato in rassegna le antinomie evidenziate in una sintesi iniziale dal moderatore. La crisi impone alla politica di ripensare al rapporto tra Stato e mercato, capitale e lavoro, capitale e debito.
L’on. Bersani ha ribadito l’esigenza di riconfigurare il ruolo chiave della politica, ben diverso dal mero “correre agli Stati” e più incentrato sul meccanismo ridistributivo, attraverso fiscalità equa, welfare universalistico e tavole sociali, e sulla elaborazione di un sistema di regole.
Dello stesso avviso la dott.ssa Federica Guidi, che individua le origini del fenomeno nell’applicazione di regole unfair, diseguali e anticicliche che hanno innescato una crisi prima reale e poi finanziaria. L’imprenditrice auspica quindi delle riforme strutturali che siano in grado di ovviare alle tare che l’Italia aveva ben prima della crisi (lentezze burocratiche, questione fiscale, piccole e grandi infrastrutture). La multilocalizzazione dovrà tradursi in tentativo di rimodulare le aziende, capacità di stare sui mercati e valorizzazione della manodopera.
A differenza di Bersani, convinto della necessità del passaggio anche ideologico da una concezione liberista a una liberalizzazione riformulata dallo Stato, e di un compromesso tra economia e società, l’on. Della Vedova afferma che il protagonismo delle Stato non è estraneo al fenomeno della crisi. Il processo ha spesso seguito una via politica in grado di asservire, soprattutto nell’amministrazione Bush, gli strumenti finanziari. Nei nuovi meccanismi messi in gioco sarà la governance internazionale a giocare un ruolo decisivo, come il passaggio dal G8 al G20 sembra confermare.
La “tempesta perfetta”, come ha definito la crisi il dott. Cremaschi, membro della segreteria nazionale della Fiom Cgil, ha tutti gli ingredienti giusti per rivelarsi devastante, in termini di crisi finanziaria, crisi di sovrapproduzione - antecedente alla prima anche se meno visibile - e crollo del potere d’acquisto. Lungi dal fomentare facili ottimismi, Cremaschi fa un’analisi spietata del panorama attuale e del prossimo futuro, in termini di occupazione e aziende. Evitare il crollo dei debiti e la catastrofe sociale dovranno essere i punti all’ordine del giorno nell’agenda poltica, verso una riconversione guidata dallo Stato e inserita nello scenario europeo, e una discussione pubblica incentrata sulla crisi. Chiamato da Panara a rispondere circa il ruolo del sindacato nel deterioramento dei redditi per i lavoratori dipendenti, e sulla scia delle domande proposte dagli allievi, Cremaschi aggiunge una riflessione sulla diseguaglianza. La crescita innescata dalla forbice si è bruscamente fermata, e i pesanti rischi che oggi corrono i redditi familiari tanto a Sud come a Nord lo confermano. Analogamente alla crisi del’29, la crisi attuale avrà enormi effetti sociali. Oggi ci sarebbe un margine per la ridistribuzione, che è la via razionale da seguire. In un sistema che non può più tornare indietro, si potranno vedere segnali di ripresa solo dopo un’attenta considerazione della diseguaglianza sociale.
L’incontro, che prevedeva la presenza dei due schieramenti al governo, si è concluso con una domanda sul federalismo fiscale, quindi con i saluti e i ringraziamenti di Marco Bonizzato, tra gli organizzatori dell’evento. (ng)