Come il Sole immerso nella Luna calante: torna il Pisa Chinese Film Festival, edizione 2022 dal 20 al 23 giugno
Organizzato dall’Istituto Confucio di Pisa, l'edizione 2022 del Pisa Chinese Film Festival vede il consolidamento di alcuni aspetti peculiari della sua formula, pur presentandosi al pubblico in una veste rinnovata. Le proiezioni, infatti, continuano a tenersi all'aperto, nel Giardino di via la Nunziatina, a Pisa, ancora una volta nel cuore del giugno pisano. Confermate e ancora più solide le collaborazioni: quella con l’Udine Far East Film Festival, vera e propria istituzione del cinema asiatico in Italia, e quella con il Cinema Arsenale di Pisa, già partner del progetto negli anni trascorsi, ma che per l’edizione 2022 ha contribuito in maniera determinante ad arricchire l'offerta in cartellone.
Un approccio rinnovato che ha individuato sul campo alcuni dei titoli che hanno incontrato il gusto del pubblico più grande del mondo, con una particolare attenzione alle mode, ai personaggi, ma anche alle ‘firme’ che arricchiscono il panorama dell’industria cinematografica cinese contemporanea.
La Cina rappresenta un osservatorio privilegiato su quelli che sono oggi i gusti, le avanguardie, addirittura le storie che talvolta rimbalzano anche nel contesto europeo.
Apertura lunedì 20 giugno alle ore 20 con la Opening Cerimony PCFF 2022 nella cornice del Giardino di via la Nunziatina 11, a Pisa. A fare gli onori di casa ci saranno la professoressa Huang Yunlin (Direttrice Istituto Confucio di Pisa), Giada Alì e Fabiana De Carlo (Istituto Confucio di Pisa). Ospiti al taglio del nastro il professor Nicola Bellini (Scuola Superiore Sant’Anna), Antonio Capellupo (Cinema Arsenale). Alle 20.30 è previsto un brindisi di benvenuto per dare l’avvio alla stagione 2022. Alle 21.30 il festival sarà quindi inaugurato da Return to Dust (隐入尘烟), del regista Li Ruijun, in concorso alla Berlinale 2022, in cartellone al Far East Festival di Udine 2022, e non ancora programmato nelle sale cinematografiche italiane. Al centro una storia d'amore improbabile e romantica girata nel Gansu tra dune maestose simbolo di una Cina rurale all'estremo, dove la sopravvivenza materiale è precaria ma i momenti di poesia abbondano. Un capolavoro annunciato, profondamente cinese ma che fonda la sua ragion d’essere in un linguaggio universale.
Martedì 21 giugno la giornata prenderà le mosse a partire dalle 18 con l’esperienza condivisa "Bashu": birra, hotpot e divertimento" una degustazione a cura di ChinEAT & Postwave Brewing. La Cultura Bashu ha una storia di oltre 3000 anni, ed è ampiamente considerata come una delle culle della moderna civiltà cinese. Marco Bonaglia (dottorando presso l’Università di Chongqing) e Fabiana De Carlo (Program Manager dell’Istituto Confucio di Pisa) intervisteranno Silvio Festari e il suo gruppo di Post Wave Brewing, e così Laura Rizzo e Michele Dilella per ChinEAT, per presentare le loro storie di successo aziendale e cooperazione tra Cina e Italia nell’ambito del commercio, ma anche le loro esperienze personali, culturali e linguistiche, con la Cina. Particolare rilievo sarà dato al tema della mediazione culturale e dell’interculturalità nel mondo dell’imprenditoria sino italiana. Nella seconda parte, i partecipanti avranno la possibilità di degustare i prodotti, con una vincente accoppiata di birra e hotpot. Alle 21 è quindi previsto l’intervento della regista Zuxin Hou, della quale alle 21.30 verrà proiettato The Italian Recipe (遇见你之后), film d'apertura al Far East Festival di Udine 2022 dove è stato proposto in anteprima mondiale. Già considerato un Vacanze romane aggiornato e in salsa cinese, il film racconta l'incontro a Roma tra Peng, un giovane e famoso cantante pop arrivato in Italia per partecipare a un reality show, e Mandy, giovane coetanea (Huang Yao) che aiuta gli zii nella lavanderia di famiglia e sogna di diventare chef. I due che inizialmente non si sopportano, iniziano realmente a conoscersi, quando sono costretti a trascorrere insieme una notte piena di sorprese proprio nella capitale italiana. Un esempio evidente di come la contaminazione di generi e linguaggi riesca a sortire oggi opere di complessa catalogazione, nonostante la superficie solo all’apparenza riconoscibile.
Mercoledì 22 giugno si riparte alle 18.30 con un Laboratorio di Calligrafia a cura di docenti e volontarie dell’Istituto Confucio di Pisa (l’accesso è libero e non prevede iscrizione). Alle 21.30 sarà la volta di South Wind, un docufilm del regista Zhang Zhiqiang, in cui si racconta dal vivo la lotta quotidiana di una coppia di pensionati bloccata nel sud della Cina a causa del COVID-19. Xu Zhihui e Sun Yanping hanno entrambi problemi di salute. Nel tentativo di stare meglio decidono di fare un viaggio attraverso il loro enorme paese. Giunti a Fangpo, nel sud della Cina, restano bloccati a causa della pandemia di COVID-19. Decidono dunque di stabilirsi temporaneamente sulla spiaggia, trovandosi immersi in un ambiente del tutto nuovo ed estraneo. La loro nuova quotidianità è basata sulla sopravvivenza e soprattutto Xu deve trovare nuove tecniche per procurarsi il cibo. Una piccola perla che affronta il tema epocale della pandemia dalla prospettiva di due soggetti ai margini, in grado però di testimoniare verità senza tempo.
Giovedì 23 giugno alle ore 20 i lavori saranno inaugurati dalla presentazione dell’Associazione Sportiva “Wing Tsun” con una dimostrazione dal vivo di Wing Chun (永春拳). Alle 21,30, infine, il Pisa Chinese Film Festival celebra il ventennale di una pellicola che ha letteralmente rivoluzionato il cinema cinese (e mondiale) contemporaneo. Usciva infatti nel 2002 英雄 (Yīngxióng), ovvero Hero, del regista Zhang Yimou, che metteva in scena il tentativo di assassinio del mitico imperatore Qin Shi Huang, nel 227 avanti Cristo. Jet Li, Tony Leung e Maggie Cheung sotto l'ispirata direzione del maestro cinese incarnavano personaggi che sono ancora incisi nella memoria collettiva, nuove maschere di un genere 'originario' e mai passato veramente di moda come il wuxia, il cappa e spada di matrice cantonese. Zhang Yimou lo ricodifica incrociando opera classica, balletto e western. Un gioiello che non ha perso un grammo della sua freschezza, riproposto al pubblico del Pisa Chinese Film Festival in versione originale sottotitolata.
<<Il nuovo corso del Pisa Chinese Film Festival è il frutto di un confronto serrato con i nostri tempi – afferma la professoressa Yunlin Huang, direttrice cinese dell’Istituto Confucio di Pisa. Stiamo lentamente passando dal confronto, dalla reciproca osservazione tra due culture capitali, allo scambio, alla condivisione. Una fase epocale di cui l’arte, e in particolare il cinema, si fanno naturali testimoni. Il Pisa Chinese Film Festival era, resta e si candida ancora a essere un evento privilegiato durante il quale osservare da vicino una parte di questa mutazione in corso. Penso ai grandi passi compiuti dalla nostra manifestazione nel corso degli anni. Anche noi, nel nostro piccolo, stiamo incarnando il medesimo cambiamento. Rinnovarci è una sfida cui vogliamo partecipare.>>
<<Il Pisa Chinese Film Festival è ormai un luogo d’incontro, non solo per gli spettatori che lo animano con la loro presenza – racconta il prof. Alberto Di Minin, direttore italiano dell’Istituto Confucio di Pisa – ma per quelle realtà che partecipano alla sua organizzazione. Scambio, condivisione, confronto scandiscono questo nostro modello, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ne sono un chiaro esempio le nostre collaborazioni. Da una parte gli amici del Far East di Udine, anche quest’anno alleati fondamentali per conferire profondità e qualità al nostro Festival. Siamo solo al secondo anno di questa intesa, ma i frutti a me sembrano già importanti e destinati a durare nel tempo. Dall’altra, sulla stessa linea, gli amici del Cinema Arsenale di Pisa ormai colonna portante della nostra organizzazione. È a questo felice scambio che mi riferisco quando parlo di ‘modello’, di virtuosa interazione tra le parti. Ci vediamo quindi al Pisa Chinese Film Festival per godere di quella che sarà una vera e propria festa per la mente e per il cuore.>>
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