Laureati e mondo del lavoro", presentata a Pisa dell'indagine occupazionale
È stata Pisa ad ospitare per la prima volta, la presentazione dell’indagine occupazionale sui laureati nell’anno 2007, lo scorso martedì 16 giugno nell’Aula Magna Nuova della Sapienza. La ricerca è stata svolta nell’abito del progetto “Stella” a cui hanno partecipato dodici atenei italiani, comprese l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna.
La giornata si è aperta alle 9.45 con i saluti del rettore dell’Università di Pisa, Marco Pasquali, che ha posto l'accento sull’importanza dell’indagine per la ratio dei finanziamenti ministeriali, e dal direttore della Scuola Sant’Anna, Maria Chiara Carrozza, che vede nella proiezione un importante strumento di governance nel contesto incerto e complesso della crisi internazionale.
Marcello Fontanesi, Rettore dell’Università di Milano-Bicocca, ha descritto l’ambito di ricerca del consorzio CILEA, di cui è presidente. Il progetto “Stella” rientra nell’offerta del consorzio, che porta avanti una serie di iniziative su gestione delle biblioteche e digital library, e-learning, e progetti di ricerca come “Vulcano”, una vetrina telematica che espone le competenze degli studenti alle aziende, e “Stella”, l’analisi delle attività di studio e lavoro degli studenti. Del comitato scientifico fanno parte tutti i rappresentanti delle università interessate, responsabili della messa a punto delle tecniche statistiche e della filosofia dell’inchiesta. La novità dello studio rispetto ad altre indagini affini risiede nell’ampio margine di autonomia delle università relativamente a raccolta, interpretazione, utilizzo dei dati. “Non si può gestire un’università - dice Fontanesi - senza strumenti d’analisi e di comprensione dei fenomeni”. Oggi più che mai l’università italiana è chiamata a interrogarsi sulla qualità della didattica, sulla competenza che fornisce, e sul rapporto di questa conoscenza con il mondo del lavoro.
Hanno illustrato i dati nazionali dell’indagine Nello Scarabottolo, Presidente del comitato scientifico del progetto "Stella" e Silvia Biffignardi, dello stesso comitato. Tra i fenomeni emersi dall’indagine di placement, è stato più volte rilevato un forte incremento, rispetto alle indagini passate, dei laureati che optano per la prosecuzione degli studi (master o dottorato). Ciò dimostra la notevole estensione dell’esigenza di formazione da parte degli studenti e/o lavoratori.
Cosimo Antonio Prete, delegato del rettore alle attività di placement, ha invece presentato i dati occupazionali dei laureati dell’Università di Pisa. Dall’analisi dei contratti e delle aziende, si evincono due orientamenti diversi, a seconda che l’indagine riguardi i laureati in corsi di laurea triennale o quelli in corsi di laurea specialistica: i primi assumono ruoli professionali per lo più in attività di servizi quasi prevalentemente toscane (amministrazione pubblica, attività finanziarie), i secondi in aziende manifatturiere sparse nel territorio nazionale.
Nella seconda parte della mattinata si è svolta la tavola rotonda sul tema “Politiche per l’innovazione e il lavoro: quale ruolo per la ricerca e l’alta formazione” coordinata dal giornalista de “Il Sole 24 ore”, Gianni Trovati.
Ad avviare il confronto è stato Marco Pasquali, che ha esposto la sua posizione in merito alla percezione delle imprese sull’alta formazione universitaria. Quanto al finanziamento per la formazione e la ricerca si registra un minore impegno da parte dei privati. Il dato si deve attribuire, secondo Pasquali, alla peculiarità del tessuto industriale italiano, fatto soprattutto da piccole e medie imprese. L’università ha quindi il dovere sociale di rendere concretamente fruibile la formazione nel mondo dell’impresa. Se l’industria non è interessata alla ricerca di base, sarà necessario trovare altri canali, che molte realtà, anche all’estero, hanno individuato nelle spin-off.
Maria Chiara Carrozza è intervenuta sul tema dei finanziamenti, affermando che gli imprenditori non possono pensare di dirigere la Ricerca senza investirvi. L’Università dovrà tuttavia andare incontro a uno sforzo riformatore congiunto, alla luce della forte necessità di risorse per la ricerca competitiva. Tra gli obiettivi del nuovo orientamento: la mobilità sociale, a parità di competenze e formazione; la mobilità geografica, con prospettive di politiche sull’immigrazione selettiva; la mobilità nel lavoro, consentendo trasferimenti nell’ambito di un modello inclusivo per l’alta formazione.
Fabio Pammolli, direttore IMT Alti Studi di Lucca, ha sottolineato come uno degli anelli mancanti tra università e lavoro è la pubblica amministrazione, incapace di applicare un modello che fissi soglie elevate di formazione e selezione. Perché gli scenari futuri siano migliori, secondo Pammolli sarà necessario guardare al modello tedesco; applicare lezioni di federalismo anche sull’università che impongano maggiore responsabilità agli organi di governo; sanare la dissociazione tra ricerca e insegnamento.
Al dibattito non è mancato l’intervento di una rappresentante del mondo dell’impresa, Laura Mengoni, dell’area formazione, scuola, università e ricerca di Assolombardia. Le aziende sono complessivamente soddisfatte del livello di competenza tecnico-specialistica dei laureati, dei quali però rilevano scarse capacità applicative. Sono molte le imprese e i settori aziendali (marketing, Risorse Umane…) in cui per i nuovi profili non è più sufficiente la specificità del settore universitario di provenienza ma un bagaglio di competenze ed esperienze, e un’intensa attività di stage. Quando ai finanziamenti, oggi le imprese investono in formazione continua, in collaborazione con le università. Per il livello di formazione è importante che molti dei laureati in corsi di laurea triennale continuino con un percorso di auto-apprendistato attraverso i master, benché già inseriti nel mondo del lavoro. Si tratta spesso di dottorati di ricerca a cui è la singola azienda a iscrivere alcuni dei suoi dipendenti.
Pier Francesco Pacini, presidente di Unioncamere Toscana, ha ricordato come la Unioncamere prosegue sulla premiazione di tesi di laurea sui temi dell’economia locale, e punta alla crescita di stage e tirocinio. Sul piano dell’innovazione, è rilevante l’istituzione di tre premi Innovazione, al fine di creare casi di eccellenza e di crescita.
È necessario far ripartire il nesso industria-università. Questa la constatazione con cui Sandro Bonaceto, direttore di Confindustria Toscana, ha aperto il suo intervento. Nell’ambito delle economie evolute, la piccola e media impresa deve istituire un forte raccordo con l’università. Il mutamento dovrebbe essere radicale, e investire tanto le strutture interne dell’università quanto il sistema industriale italiano nel suo complesso.
È stato Federico Gelli infine, vicepresidente della Regione Toscana, a chiudere con il suo intervento conclusivo i lavori della tavola rotonda. Secondo l’analisi di Gelli, i dati occupazionali dimostrano una situazione costante. Tuttavia il fattore esterno della crisi internazionale ha un ruolo decisivo sulla capacità dell’impresa di investire in ricerca e didattica. In un contesto di forte discontinuità rispetto al passato, Università e impresa dovranno rispondere con una quota maggior e di flessibilità mentale, organizzativa e istituzionale. In tal senso la Regione si impegna su due fronti: gli investimenti (200 milioni di euro) nei servizi dell’informazione; lo snellimento amministrativo, poiché “l’impresa è competitiva se l’amministrazione è competitiva”. n.g.