Incidente o attacco terroristico: un piano integrato europeo per fronteggiare emergenze chimiche, batteriologiche, radiologiche e nucleari
In caso di emergenza chimica, batteriologica, radiologica, nucleare, l’Italia saprebbe rispondere con tempestività e con efficienza, confermando il ruolo di pioniera, acquisito grazie anche al contributo del progetto europeo che ha esaminato le forme di risposta “integrata” e più adeguata a crisi del genere, coordinato da Andrea de Guttry, direttore dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo), docente di Diritto Internazionale alla Scuola Superiore Sant’Anna. Il progetto si è appena concluso con un evento alla missione permanente d’Italia, presso la sede dell’Unione Europea, a Bruxelles.
E' servito per definire le più aggiornate linee guida alle quali attenersi qualora si verifichino emergenze di tale natura, per ragioni accidentali o intenzionali (ad esempio un attacco terroristico) tanto in Italia quanto in Europa, con particolare attenzione alle interazioni nel contesto italiano. Durante le varie fasi, i ricercatori hanno avuto modo di verificare quali fossero le maggiori criticità, i punti di forza e quelli di debolezza ed elaborare così manuali di procedura utilizzabili a livello europeo. A livello generale, l’obiettivo del progetto che ha visto capofila la Scuola Superiore Sant’Anna consisteva nella definizione di un approccio comune di risposta per queste genere di emergenze. Con il Sant’Anna hanno collaborato l’Università di Roma-Tor Vergata e il corpo nazionale dei vigili del fuoco, comando di Pisa.
Durante la conferenza finale, a Bruxelles, sono stati esposti numerosi risultati, tra i quali si segnalano un “mapping report”, per esaminare il quadro normativo e istituzionale che regola la risposta a livello internazionale (europeo e nazionale di undici Stati Membri dell’Unione Europea, Italia compresa) per emergenze chimiche, batteriologiche, radiologiche, nucleari. E’ stata presentata anche la valutazione relativa a due esercitazioni organizzate a Pisa e a Tallin (Estonia) durante le quali sono stati simulanti attacchi di tipo terroristico, coln rilascio (ovviamente simulato) di sostenze le quali, a loro volta, provocavano emergenze chimiche, batteriologiche, radiologiche, nucleari.
Sempre a Bruxelles è stata avanzata una proposta di integrazione del documento adottato dall’Unione Europea, con la serie di raccomandazioni rivolte agli Stati che partecipano al “meccanismo europeo di protezione civile”, per facilitare la ricezione e l’invio di assistenza internazionale. Nei due anni del progetto è stato elaborato perfino un “training curriculum”, un autentico manuale operativo per mantenere elevato il proprio livello di preparazione, predisposto per i vigili del fuoco e per gli agenti di pubblica sicurezza.
“Grazie al successo ottenuto dal progetto, confermato dalla conferenza di Bruxelles – sottolinea il coordinatore Andrea de Guttry - esso rappresenta un punto di partenza per approfondire un tema come quello della risposta alle emergenze, che assume sempre maggior rilievo. La direzione generale della commissione per gli aiuti umanitari e la protezione civile ha accolto con entusiasmo le proposte e ha preso parte alla discussione seguita alla loro presentazione. La risposta tempestiva ed efficace a eventi del genere – continua de Guttry - non dipende soltanto dall’uso di equipaggiamenti e tecnologie sofisticate ma soprattutto dalle capacità di coordinamento degli attori che fronteggiano l’emergenza, come vigili del fuoco, forze dell’ordine, forze armate, protezione civile e addetti di primo soccorso. Una formazione aggiornata e congiunta è fondamentale se si vogliono salvare vite umane e contenere i danni materiali”.